L’eccezionale collezione presente nella Estorick collection of modern Italian art fa di questa galleria, una struttura in stile Giorgiano di dimensioni relativamente modeste in Canonbury Square, Islington, uno dei centri principali per l’arte italiana del Ventesimo secolo.

Dal 23 Settembre al 20 Dicembre la galleria ospita More than Meets the Eye – New Research on the Estorick Collection, una mostra innovativa che presenta i risultati di una ricerca condotta da un team di restauratori, storici dell’arte e scienziati su parte della collezione. Ne abbiamo parlato con Roberta Cremoncini, direttrice della galleria con Mattia Patti, co-curatore della mostra.

Serena Braida: La mostra nasce all’interno del programma FUTURHAMA (From Futurism to Classicism (1910-1922). Research, Art History and Material Analysis, un progetto di ricerca multidisciplinare durato tre anni e finanziato dal Ministero dell’università e ricerca italiano. Come e quando è iniziata questa collaborazione e chi sono gli attori coinvolti?

Roberta Cremoncini: La collaborazione è nata nel 2012, in occasione di una campagna di studio svolta a Londra dal MOLAB, Laboratorio Mobile del progetto europeo CHARISMA. In quell’occasione per la prima volta si è ipotizzato di sottoporre ad una vasta campagna di indagini non invasive l’eccezionale nucleo di dipinti della Estorick Collection.

 

Gino Severini’s The Boulevard, being studied, courtesy Estorick Collection

Il Boulevard di Gino Severini sottoposto a studio, courtesy Estorick Collection

 

SB: L’analisi dei dipinti è stata condotta utilizzando strumenti diagnostici d’avanguardia per l’analisi non invasiva, come la Riflettografia multispettro infrarossa, diagnostica per immagini a raggi X e la datazione al carbonio, come nel caso dell’Idolo moderno di Boccioni. Puoi dirci di più su i protocolli di indagine che hanno sostenuto questa ricerca?

RC: Il protocollo di indagine deriva da una pluriennale esperienza maturata nello studio delle opere d’arte, e segnatamente dei dipinti, all’interno dei laboratori di restauro dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e di istituti di ricerca come il Centro SMAArt di Perugia e il CNR-INO (National Institute of Optics) di Firenze, soggetti che partecipano al progetto FUTURAHMA. Le campagne di indagini si basano su tecniche non invasive, realizzate con strumenti innovativi.

Per prima cosa si compiono indagini per immagine, che permettono di studiare l’intera superficie dipinta e capire come l’opera d’arte e’ stata realizzata. Tra queste indagini abbiamo le tecniche fotografiche, la Fluorescenza UV, la riflettografia infrarossa e la radiografia X. Successivamente  le analisi puntuali permettono di mettere a fuoco l’attenzione su cosa è stato usato per realizzare l’opera d’arte.

SB: Le analisi hanno condotto a delle scoperte straordinarie, come la scoperta di una scena completamente sconosciuta sotto la superficie del dipinto di Balla Le mani del violinista, ma anche l’affascinante analisi del pannello di legno usato da Boccioni per Idolo moderno. In che modo l’avanzamento scientifico contribuisce alla nostra comprensione dell’arte del Ventesimo secolo?

RC: Le tecniche di indagine permettono di acquisire importantissime informazioni. Dal punto di vista dello storico dell’arte accade qualcosa di straordinario nel momento in cui si realizza un’indagine: non ci limitiamo infatti a interpretare un documento esistente, ma ne produciamo uno nuovo, che prima non esisteva. Spesso pensiamo che l’arte del ventesimo secolo non abbia segreti, perché è molto vicina a noi. Non è vero: ci sono molti misteri nascosti nei capolavori dell’arte moderna e le analisi aiutano a capire meglio tante importanti e nuove sfaccettature delle opere che amiamo e che pensiamo di conoscere già perfettamente.

Umberto Boccioni, Modern Idol, 1911, Courtesy Estorick Collection

Umberto Boccioni, Idolo Moderno, 1911, Courtesy Estorick Collection

SB: La mostra è un intrigante insieme di informazione tecnico-scientifica e ricerca storica. Qual è secondo te il tema dominante, l’esperienza centrale per il visitatore?

RC: La mostra è il risultato di una stretta collaborazione fra la Estorick Collection, che da molti anni sta portando avanti una ricerca sulle opere conservate nel museo, e il gruppo di ricerca di FUTURAHMA: l’aspetto cruciale della mostra è proprio in questa integrazione tra esperienze e punti di vista diversi. Le opere, messe a nudo anche attraverso le indagini scientifiche, sono leggibili oggi sotto una luce diversa, nuova.

SB: Quali criteri di selezione sono stati usati per scegliere i dipinti da analizzare?

RC: La campagna di indagini si è rivolta alle opere delle avanguardie italiane di inizio Novecento, con particolare ma non esclusiva attenzione ai dipinti realizzati dal gruppo futurista tra il 1910 e il 1912. Il nucleo di opere futuriste della Estorick Collection è infatti tra i più importanti al mondo per qualità della pittura e importanza storica dei singoli dipinti.

Giacomo Balla, Hand of the Violinist (detail)

Giacomo Balla, Mano del Violinista (particolare)

 

SB: La mostra affronta non solo il tema della creazione fisica di un dipinto, ma anche la storia e la topografia della sua conservazione. Il visitatore sperimenta livelli multipli di informazione e suggestione, dall’osservare un dipinto come “al microscopio” alla riflessione estetica. Ritieni che una mostra come questa richieda uno sguardo differente, in qualche modo più profondo, nell’osservatore?

RC: Le opere d’arte prima di essere immagini sono oggetti, corpi che hanno un loro spessore, un loro peso, una loro pelle. La superficie di un dipinto può riflettere o assorbire la luce, può abbagliarci, esplodendo di fronte ai nostri occhi con mille colori, o viceversa può sposarsi armonicamente con la parete su cui è appesa, fondersi con l’ambiente. L’incontro per così dire ‘fisico’ con l’opera viene prima di ogni processo estetico, prima di ogni riflessione che possiamo compiere a freddo. More than Meets the Eye sollecita in questo senso una nuova lettura delle opere della collezione. Vedere i dipinti fuori cornice o con l’aiuto delle RX, che mettono in luce lo scheletro interno della pittura, aiuta a acquisire un punto di vista diverso dal solito.

Serena Braida

Link: www.estorickcollection.com

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