Dopo aver analizzato quali sono le minacce per il mercato dell’arte (Art&Finance 2016. Le minacce nel mercato dell’arte) e come la tecnologia può risolvere alcune problematiche legate al settore (Art&Finance 2016. La tecnologia salverà l’arte), in quest’ultimo articolo dedicato al Report Art&Finance 2016 pubblicato da Deloitte vedremo come l’arte ormai sia considerata a tutti gli effetti un asset finanziario da integrare e valutare in una più ampia gestione patrimoniale.

La maggior parte dei wealth manager crede che l’arte e il collezionismo dovrebbero essere parte dell’offerta relativa alla gestione patrimoniale: il recente sondaggio Art&Finance mostra che il 78% dei wealth manager (rispetto al 55% nel 2014) è convinto che l’arte è un asset da includere nell’offerta della gestione patrimoniale. Per la prima volta in 5 anni di Report, wealth manager, collezionisti e operatori di settore sono perfettamente allineati: l’arte deve entrare nel wealth management.
Infatti un numero crescente di wealth manager (48%) riconoscono che i loro clienti gli stanno mettendo pressione per offrire servizi legati all’arte (dal 38% nel 2014), in particolare quelli legati alla conservazione del capitale allocato per l’arte e i beni da collezione.

Il 72% dei collezionisti acquista arte per passione non perdendo di vista però l’investimento. L’82% dei professionisti di settore ha confermato che questo è anche il motivo principale per cui i loro clienti comprano arte. L’aspetto emotivo del collezionismo, in combinazione con il potenziale aumento di valore e/o riserva di valore, vale a dire, la protezione del valore, è la motivazione principale che guida il collezionista nel mercato dell’arte. Questo è un punto importante da tenere a mente durante la progettazione e l’implementazione di servizi nell’arte legati a banche private e gestori patrimoniali.
Inoltre, il valore degli investimenti è una motivazione sempre più importante tra i collezionisti d’arte: sembrano essere sempre più concentrati sul rendimento degli investimenti tanto che si è passati dal 47% nel 2014 al 64% nel 2016. Il 44% dei professionisti di settore crede che i loro clienti sono motivati dal rendimento al momento dell’acquisto (in calo del 59% dal 2014), dunque ciò potrebbe segnalare che i collezionisti sono più motivati dal potenziale ritorno d’investimento rispetto ai professionisti di settore. Tuttavia, i professionisti e collezionisti sono d’accordo sulla diversificazione del portfolio che l’arte può offrire, con il 51% dei collezionisti d’arte che vedono questo come un aspetto importante per acquistare arte (dal 37% nel 2014). Allo stesso modo, il 47% dei professionisti dell’arte credono che i loro clienti sono motivati dalla diversificazione dei beni.

Dunque i wealth manager si stanno rendendo conto di come l’arte sia un asset importante da inglobare nell’offerta di tutta la gestione patrimoniale, ma non sono ancora allineati con le aspettative dei loro clienti: i wealth manager si concentrano prevalentemente sui servizi di gestione patrimoniale tradizionali, mentre i collezionisti d’arte stanno cercando dei loro gestori patrimoniali dei servizi legati all’arte, come la valutazione delle opere e la gestione delle collezioni d’arte. Questo suggerisce che i collezionisti vedono i loro gestori patrimoniali anche come loro consulenti per le loro attività artistiche.
Il 73% dei wealth manager nel 2016 (rispetto al 58% nel 2014) ha detto che i loro clienti hanno voluto includere l’arte e altri beni da collezione nei loro wealth report al fine di avere una visione consolidata di tutto il loro patrimonio. La capacità di analizzare gli asset legati all’arte e ai beni da collezione è un modo efficace di fornire un valore aggiunto ai clienti e di tenerli al corrente sugli aspetti finanziari della loro collezione d’arte.
Per quanto concerne i fondi d’investimento nel settore arte, i pareri dei wealth manager sono piuttosto negativi: solo il 10% dei wealth manager – il livello più basso riportato dal lancio del Report Art&Finance nel 2011 – ritengono che il settore dei fondi di investimento nell’arte si espanderà nei prossimi due o tre anni (in calo del 20% rispetto al 2014). Questo dimostra che i wealth manager rimangono molto prudenti circa le iniziative di fondi d’investimento nel mercato dell’arte di oggi.
Tuttavia, più di un terzo dei collezionisti sarebbero interessati a fondi di investimento nell’arte: questo è il risultato più alto dal lancio del Report e indica chiaramente un crescente interesse dei collezionisti nella possibilità di avere un’esposizione finanziaria per l’arte attraverso un veicolo di investimento.

La mancanza di regolamentazione nel mercato dell’arte resta un ostacolo per il settore art and finance: il 62% dei wealth manager afferma che la natura non regolamentata del mercato dell’arte rimane la più grande sfida per l’integrazione dell’arte nella loro offerta di servizi. Tuttavia, rispetto al 83% del 2014, questo suggerisce che anche se è ancora un ostacolo importante, l’aumento della consapevolezza e la comprensione del mercato dell’arte hanno facilitato il livello di preoccupazione.

Infine le istituzioni culturali pubbliche possono monetizzare le loro conoscenze, competenze e abilità, sostenendo ed educando i wealth manager nella loro fornitura di servizi di gestione patrimoniale per l’asset arte. Un esempio recente è la collaborazione del Museo Van Gogh con Deloitte Lussemburgo (Advisory Partner) e TIAS Scuola di Impresa e Società, Paesi Bassi / Cina (Academic Partner). Grazie a questa collaborazione, il Museo Van Gogh è in grado di fornire entrambe le soluzioni creative e i servizi finanziari per gli individui e le istituzioni al crocevia di affari, finanza e arte.

 

Paola Sacconi
Communication Manager di MyTemplArt®

 

Fonte: Art&Finance Report 2016 condotto da Deloitte in collaborazione con Art Tactic.
http://www2.deloitte.com/lu/en/pages/art-finance/articles/art-finance-report.html
Copertina: Art&Finance Report 2016 Cover.

Questo articolo è disponibile anche in Inglese