È stata inaugurata a Torino una personale dedicata al fotografo ucraino Boris Mikhailov nel nuovo spazio, in centro città, Camera – Centro italiano per la Fotografia. L’inizio della mostra è coinciso anche con l’inaugurazione del Centro, un nuovo spazio per i torinesi appassionati di arte che si unisce ad altri aperti recentemente, come la Fondazione Fico, inaugurata nel 2014.

Boris Mikhailov nasce nella città di Kharvin nel 1938, operaio in una fabbrica di missili, inizia a dedicarsi alla fotografia e alle riprese già durante il lavoro. Il suo approccio alla fotografia è irriverente, Mikhailov prende posizione contro tutto ciò che non gli piace e vive l’arte come un atto distruttivo e beffardo. L’artista usa la fotografia come mezzo di sperimentazione e di contaminazione con le altre arti (cinema, pittura, teatro); le immagini fotografate dal vero vengono spesso manipolate, mettendo in dubbio ciò che si vede, una realtà modificata che vuole rappresentare la struttura sociale ucraina. Sullo sfondo c’è sempre la Storia del suo paese, vissuta durante il regime sovietico, la caduta del muro di Berlino, la rivoluzione arancione e le recenti proteste dell’Euromaidan.

Dads © Boris Mikhailov
Courtesy Camera - Centro Italiano per la Fotografia

Dads © Boris Mikhailov
Courtesy Camera – Centro Italiano per la Fotografia

Vengono presentate in mostra, in stanze diverse, numerose serie realizzate dall’autore. Si parte con Superimpositions (1968-1979), montaggio e sovrapposizione di fotografie con le musiche dei Pink Flyod, fusione di immagini realistiche con immagini dissacranti e montate con tecniche cinematografiche. Black Archive (1968-1975) presenta scatti di Mikhailov fatti a Kharvin, dove viene evidenziato il contrasto tra pubblico e privato. In privato le persone ritratte dal fotografo, fuori dalla sorveglianza del regime, possono dare sfogo alla loro libertà ed essere ritratte mostrando la loro dirompente nudità. Seguono Red Series, una serie con fotografie in cui c’è sempre un oggetto rosso e Luriki, foto di famiglia o ritratti di persone fatte del fotografo e manipolate successivamente per diventare simili a immagini di propaganda.

Senza titolo, dalla serie Superimpositions, 1968–75 © Boris Mikhailov
Courtesy Camera - Centro Italiano per la Fotografia

Superimpositions, 1968–75 © Boris Mikhailov
Courtesy Camera – Centro Italiano per la Fotografia

 

Il risultato è che le persone invece di abbellirsi diventano fasulle, rappresentazioni clownesche di se stesse. Nelle stanze successive si trovano le serie Crimean Snobbism, una riproduzione ‘teatrale’ di vacanze ucraine, Art Dusk, che racconta, con fotografie in tonalità seppia, la caduta del regime sovietico e Tea Coffee Cappuccino, fotografie fatte durante la rivoluzione arancione che mettono in luce le contraddizioni del passaggio al capitalismo. Chiudono la mostra le serie The Theater of War, immagini degli scontri tra polizia e manifestanti favorevoli all’ingresso dell’Ucraina in UE e Case History, una serie che racconta dei ‘bomzhes’, i nuovi poveri dell’Ucraina. La mostra è aperta fino al 10 gennaio 2016.

 Francesco Giugiaro

 

Cover image: Superimpositions, 1968–75 © Boris Mikhailov
 Courtesy Camera – Centro Italiano per la Fotografia

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