Nonostante il proliferare anche in ambito accademico di corsi legati alle visual cultures, in Italia poche realtà appoggiano la promozione della video arte e la discussione di temi legati alla catalogazione e la conservazione dell’opera.

L’esperienza della durata, il tempo, le sue implicazioni politiche e sociali e le modalità di fornirne un’elaborazione artistica restano la principale problematica intorno a cui si riconosce una generazione di artisti che si muovono da un supporto all’altro, senza gerarchia tra azione effimera, video, scultura o installazione. Il connubio spazio-immagine, e quindi percezione corporea e mediazione tecnologica, è uno dei linguaggi più diffusi nell’arte contemporanea.

A Milano abbiamo incontrato VisualContainer, un distributore di videoarte che lavora per avvicinare il grande pubblico alla video arte e porsi come interlocutore di festival ed istituzioni, esattamente come accade per i distributori internazionali attivi ormai da decenni. Dall’idea iniziale di Giorgio Fedeli e Alessandra Arnò, il progetto si è ampliato ed oltre al distributore è stato fondato un webchannel di videoarte internazionale ed uno spazio espositivo a Milano.

I problemi specifici di conservazione ed archiviazione della videoarte hanno visto la partecipazione di VisualContainer al dibattito sui diritti d’autore e la conservazione delle opere video: “Esiste una legge in Italia assolutamente inapplicabile – spiega Arnò – che prevede la conservazione delle opere audiovisive presso discoteche di Stato e regionali. Sicuramente è un tema poco conosciuto non solo per chi opera nel sistema dell’arte, ma anche a chi promulga le leggi”. Altrettanto problematico è il mercato della videoarte in Italia, ancora tutto da creare: “Con la crisi attuale le gallerie fanno sempre più fatica e le opere di videoarte sono sempre quelle più difficili da vendere. Come primo distributore di videoarte italiano, posso dire che stiamo cercando di aprire un nuovo mercato. Sicuramente il potenziale dell’opera video è al momento inespresso, in futuro invece ci potrebbero essere buone possibilità per un cambio di corrente”.

MaCT Bellinzona Visualcontainer

MACT/CACT Arte Contemporanea Ticino

Un’altra questione spinosa a cui deve far fonte il distributore italiano è la richiesta gratuita di opere video per mostre e rassegne, domanda che segnala il gap culturale italiano nella considerazione del contenuto artistico dell’opera video e dell’incomprensione del rapporto imprescindibile tra l’opera video e la sua modalità espositiva.

Smirne University Visualcontainer

Smirne University Visualcontainer

Gli artisti italiani e stranieri promossi da VisualContainer hanno raggiunto importanti riconoscimenti: Katharina Gruzei, Eva Koch e Slawomir Milewski sono alcuni di questi, e poi ancora Pier Giorgio De Pinto, che indaga il rapporto tra tecnologia, interazioni e social device, Barbara Brugola, Silvia Camporesi, Rita Casdia, Sabrina Sabato ed Enzo Umbaca. Le ricerche di questi videoartisti sono accumunate dalla continua sperimentazione tecnologica, consapevoli tuttavia che la tecnologia non è un linguaggio, ma un mezzo per esprimere il pensiero artistico; molti di loro hanno lavorato su temi ecologici ed introspettivi, spesso suggerendo attraverso le proprie opere una dialettica tra tecniche avanzate e fuori moda, tra possibilità future e passate dei media. Ognuno con la propria estetica e poetica affronta le trasformazioni fondamentali di esperienza e soggettività nella società contemporanea, sempre più spesso instradata attraverso dispositivi di immagini, una soggettività che ha imparato non solo a sopravvivere ma anche a fiorire sugli shock tecnologici.

http://www.visualcontainer.org/

 

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