Forse non tutti sanno che all’interno della prestigiosa Collezione Maramotti di Reggio Emilia, sita nell’ex sede della casa di moda Max Mara, oltre alla ricca collezione di opere d’arte si trovano anche una biblioteca e un interessante archivio.

La biblioteca, costantemente aggiornata grazie ad una seria campagna di acquisti, contiene i principali contributi sugli artisti presenti in collezione e una buona selezione delle principali riviste d’arte contemporanea apparse dal secondo dopoguerra ai nostri giorni.

L’archivio (contenente più di 5000 documenti tra lettere, libri d’artista, fotografie e materiali vari appartenuti al collezionista Achille Maramotti e al suo collega Mario Diacono) per una buona parte è già schedato e disponibile online. Come ci spiega la responsabile dell’archivio, Fosca Ugoletti, “l’archivio, come la biblioteca, è nato assieme alla collezione e sono entrambi strettamente legati agli artisti che rappresentiamo”. Entrambi sono aperti, su appuntamento, a studenti e ricercatori che cerchino informazioni sugli artisti e soprattutto sulle opere della collezione.

Collezione Maramotti, Exhibition view, open space 2nd floor, artworks by: Erick Swenson, Barry X Ball, Tom Sachs, Mark Manders, Kiki Smith Ph. C. Carlo Vannini, Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia

Collezione Maramotti, veduta di sala, open space 2° piano, opere di: Erick Swenson, Barry X Ball, Tom Sachs, Mark Manders, Kiki Smith Ph. C. Carlo Vannini, Courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia

La direttrice della fondazione, Marina Dacci, felice di darci informazioni circa questa sezione “nascosta” della collezione, ci parla prima di tutto della politica di fruizione che vige all’interno di questa: la visita è gratuita, ma solo su appuntamento e su accompagnamento da parte degli operatori del museo, preparati non solo sulle opere esposte, ma anche sulle giacenze dell’archivio e della biblioteca, pronti a fornire una visione a 360° delle opere e degli artisti rappresentati. Per questo motivo, nonostante la possibilità di trovare i record online, la fondazione segue una politica di chiusura ed evita lo sharing con altre istituzioni. Soprattutto per quanto riguarda la condivisione in rete, la direttrice afferma: “Non siamo disponibili a mettere nulla in rete. Abbiamo logiche di organizzazione del materiale che seguono la storia della collezione. Anche la modalità in cui vengono raccolti e organizzati i documenti è interna e la fruizione è sempre mediata”.

Collezione Maramotti, Exhibition view, artworks by: Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Ph. C. Dario Lasagni, courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia

Collezione Maramotti, veduta di sala, opere di: Enzo Cucchi, Mimmo Paladino, Ph. C. Dario Lasagni, courtesy Collezione Maramotti, Reggio Emilia

Anche per questo motivo le politiche di condivisione sono state strettamente controllate: “Abbiamo  usato un programma che non prevede la condivisione con altri cataloghi. Per noi non si tratta del semplice libro, per noi è il libro più il documento che si legano all’opera o all’artista. Il sistema di schedatura è un sistema che interloquisce fra documenti e biblioteca, è stato creato da noi per un uso interno.”
Interessante è la politica di continuo aggiornamento nei confronti dell’archivio corrente. Gli operatori della Collezione Maramotti si impegnano a conservare tutti i documenti di rilievo relativi alle opere o a tratti peculiari della poetica di un artista, arrivando a stampare anche le mail degli artisti ancora viventi, dato che, come dice la stessa direttrice, “è fondamentale conservare documentazioni sulla filosofia di lavoro di certi artisti per i progetti realizzati per noi e che un giorno diventeranno archivio storico”: un ottimo esempio per la conservazione e la tutela del contemporaneo in previsione di una sua futura storicizzazione.

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