I temi che l’attualità suggerisce prendono spunto da fatti di cronaca e di politica italiana ed hanno a che fare con il tema centrale dell’importanza dell’archivio nel sistema dell’arte contemporaneo.

Il primo argomento ha un copione ormai tristemente noto: si tratta del sequestro di 54 finti Chagall, De Chirico, Sironi e De Pisis; la pennellata è di un ex studente di Belle Arti che si divideva tra Roma e Pavia, la firma dei certificati d’autenticità è invece quella di un commerciante attivo in Lombardia e in Veneto. Non è ancora giunta alle cronache l’oscura vicenda attorno all’opera di Nino Caffè, oggetto da diversi mesi di un massiccio sequestro ancora in corso da parte della Procura di Bari e la cui entità pare ammontare a centinaia di opere.
Le indagini che hanno portato all’arresto della banda di falsari del primo caso sono cominciate da una segnalazione dell’archivio De Pisis di Milano, arrivata negli uffici della Procura di Milano quasi un anno fa, a seguito delle comunicazioni di un collezionista dubbioso sul reale valore di un dipinto da poco comprato.

I quadri sequestrati (foto Radaelli) fonte Corriere.it

I quadri sequestrati (foto Radaelli) fonte Corriere.it

Queste cronache forniscono un importante spunto di riflessione sul ruolo fondamentale dell’archivio d’arte nella filiera del mercato e nella sostenibilità di quelle realtà che, seppur legate a logiche di diritto privato, tutelano informazioni e patrimoni culturali che sono a tutti gli effetti un bene comune per la società. In questi mesi MyTemplArt è stato interlocutore di Archivi d’arte e Fondazioni di altissimo profilo, per citarne alcuni: la Fondazione De Chirico di Roma, gli Archivi di Alighiero Boetti, Mario Schifano, Carlo Carrà, le Fondazioni Giacometti, Mario Merz e Giulio Paolini. In maniera sistematica abbiamo affrontato temi di interesse generale, quali le modalità di costituzione di un catalogo ragionato e le diverse procedure di archiviazione e autenticazione, iter necessari per formare nuovi gradi di affidabilità e di tutela delle opere d’arte.
Un tema chiave è la mancanza di una rete affidabile per lo scambio di informazioni, uno strumento di dialogo e confronto, un database accessibile ma filtrato e protetto nella condivisione, dove archivi, artisti, collezionisti e studiosi, ognuno con le proprie competenze, possano contribuire ad una comunicazione e verifica subitanea di informazioni.
Il mondo dell’arte sia privato che pubblico potrebbe condividere un’amara riflessione su quante risorse, energie e denaro siano stati investiti in un’informatizzazione spesso inefficace, che non tiene conto di una catalogazione funzionale e durevole nel tempo.
La riforma dei Beni Culturali promossa dal Ministro Franceschini, da poco approvata, dovrà fare i conti con Soprintendenze che non hanno un vero archivio centralizzato, ma sono invece parcellizzate in tanti micro archivi affidati alla gestione di singoli ispettori; esistono monumenti che sfuggono a procedure di tutela ed altri che sono invece sottoposti a vincoli privi di senso ed a volte paradossali; si evidenziano difformità sul territorio nei criteri di restauro e nei permessi di esportazione delle opere; sono noti inoltre molti musei pubblici privi di uffici stampa, per cui è impossibile avere ogni sorta di informazione. La “rivoluzione” del Ministro Franceschini sarà davvero tale se riuscirà ad investire sui Beni culturali partendo dalla conoscenza, investendo sugli archivi nella direzione di un’innovazione tecnologica gestibile e praticabile, hic et nunc.