Situato all’interno di una scenografia di rara bellezza, il Lugano Arte e Cultura raggiunge il primo anno di vita. Il direttore Marco Franciolli rivela il fitto programma espositivo e racconta la natura multiforme del nuovo spazio nel Canton Ticino.

Nato dall’unione del Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte della Città di Lugano, il LAC raccoglie l’eredità dei due musei e si apre nel contempo alla scena internazionale attraverso una pluralità di offerte che combina arte visiva, musica e arti sceniche.

Il centro culturale elvetico mette in mostra, oltre alla collezione permanente del MASI e la Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, più di centoquaranta opere di Paul Signac, i delicati dipinti di Antonio Calderara e un’esposizione dedicata ai due grandi artisti russi Ilya & Emilia Kabakov, a quali si accompagna un’ampia programmazione teatrale e musicale.

Del perfetto connubio tra le arti parliamo con il direttore Marco Franciolli, che è stato chiamato fin da subito a dirigere il MASI Lugano, Museo dell’Arte Svizzera Italiana, che si sviluppa in due sedi: il LAC e Palazzo Reali, sede storica del Museo Cantonale d’Arte.

Come s’inserisce il LAC nel tessuto luganese? Qual è stata la risposta da parte dei cittadini, delle istituzioni e organizzazioni che operano nel territorio?
«Dal profilo urbano il LAC è la riconquista di un grande e sorprendente spazio nel cuore della città. I vincoli di mantenimento originario delle facciate dell’ex Grand Hotel Palace e dei resti del convento della Chiesa degli Angioli sono stati fondamentali per lo sviluppo del progetto dell’architetto Ivano Gianola. Questa parte della città rivive non solo grazie ai nuovi edifici pubblici ma anche grazie alle parti storiche che riacquistano la loro funzione. La configurazione architettonica del LAC testimonia la propria vocazione di realtà aperta, d’incontro fra le arti, gli artisti e la collettività.
Dopo solo un anno di attività è possibile sostenere che il LAC è un’istituzione forte e parte imprescindibile del tessuto sociale: pubblico e critica hanno risposto in maniera attenta, partecipata ed entusiasta alla prima stagione.
Si registra inoltre un crescente coinvolgimento delle diverse realtà culturali attive nella regione, fra tutti gli accordi di residenza con la Compagnia Finzi Pasca e l’Orchestra della Svizzera italiana, che insieme alle coproduzioni consolidano il LAC non solo quale centro per la diffusione delle arti ma anche come realtà fertile per la creazione e piattaforma importante per gli artisti ticinesi e svizzeri».

Come si pone il LAC a livello internazionale?
«Aspiriamo a diventare un centro culturale di respiro internazionale, un luogo di richiamo anche fuori dai confini regionali, sfruttando l’asse nord-sud. Nel caso specifico del museo, fin dalla nostra apertura abbiamo posto l’accento proprio su questo ruolo di ponte tra i due versanti delle Alpi. Una delle mostre inaugurali, Orizzonte Nord-Sud, è stata esemplare in tal senso, poiché ha evidenziato le matrici culturali plurime che definiscono il singolare posizionamento della Svizzera italiana nella geografia culturale europea. Questa identità artistica unica ha anche permesso al Museo di consolidare la propria attrattività a livello nazionale e internazionale, a confermarlo è il dato sulla provenienza dei visitatori che
indica come il 58% provenga da fuori cantone. Grazie a una fitta rete di contatti con altri musei, archivi, fondazioni, Università e collezionisti sviluppata negli ultimi vent’anni, il museo può costruire una programmazione espositiva volta a rafforzare ancora di più la sua identità e la sua posizione. Ad esempio l’esposizione in corso Paul Signac è stata realizzata in collaborazione con la Fondation de l’Hermitage di Losanna, mentre la mostra della prossima primavera dedicata a Craigie Horsfield è frutto di una co-produzione con il Central Museum di Utrecht.
Nei settori del Teatro e della Danza, le produzioni di LuganoInScena – Gabbiano (2015), Purgatorio (2016), Ifigenia (2016), danno solidità ad un progetto culturale come il LAC e permettono di partecipare ad un costruttivo dialogo culturale europeo, attraverso rapporti di coproduzione e scambi culturali. Per la musica classica, l’eccellente acustica della Sala Teatro ha già attratto grandi nomi: Valery Gergiev con l’Orchestra Teatro Marinsky, seguita dai concerti diretti da Bernard Haitink con i solisti Murray Perahia e Gautier Caoucon, l’Orchestra Filarmonica di Rotterdam con Yannick Nézet-Séguin e Sol Gabetta e la Royal Philharmonic Orchestra assieme al suo direttore artistico e direttore principale Charles Dutoit».

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Paul Signac Saint Tropez Fontaine Des Lices, 1895, olio su tela, 65 x 81cm, collezione privata. Fotografia Maurice Aeschimann

Il LAC è un centro che racchiude diverse discipline, come avviene il dialogo tra le arti?
«La tendenza attuale del mondo dell’arte contemporanea è quella di fondare le arti, è la direzione in cui si sta espandendo per esempio il MoMA di New York e il LAC in questo senso si adatta perfettamente all’avanguardia attuale. Noi direttori artistici operiamo adesso secondo un’idea che, senza cancellare le specificità di ogni area, richiede condivisione. In questi ultimi anni abbiamo lavorato e collaborato affinché l’esperienza al LAC fosse coinvolgente. Sono nate importanti collaborazioni come la produzione in esclusiva per LuganoInScena del coreografo e danzatore Virgilio Sieni con le musiche dal vivo dell’Orchestra della Svizzera italiana e alcune proposte tematiche: il prossimo 8 aprile si svolgerà una giornata omaggio a Torquato Tasso promossa da LuganoMusica assieme a LuganoInScena e all’Università della Svizzera italiana, mentre il prossimo anno dedicheremo un focus sull’India. La video installazione Slow Dancing che ha inaugurato la seconda stagione, è anch’essa il frutto di una condivisione. Settimanalmente si svolgono inoltre attività promosse dalla mediazione culturale del LAC che lavora trasversalmente allo scopo di trasformare la visita in un’esperienza arricchente: Un quadro – una musica e il percorso Tra Arte, poesia e musica sono solo alcuni esempi. L’opportunità del LAC è proprio quella di fondere pubblici di arte, musica e teatro».

Quante opere conta e da quali artisti è composto il corpus della collezione?
«La collezione della Fondazione MASI comprende le collezioni d’arte del Cantone Ticino e della Città di Lugano, che insieme contano circa 14.600 fra dipinti, sculture, disegni, opere grafiche, fotografie, installazioni e arte multimediale.
La raccolta si compone principalmente di opere del XIX e XX secolo realizzate in particolare da artisti ticinesi, svizzeri e stranieri che hanno lavorato o soggiornato nella Svizzera italiana, ma anche da artisti italiani e di altri paesi che hanno avuto un ruolo di
primo piano nell’ambito della storia dell’arte moderna e contemporanea, come, solo per citare alcuni nomi, Monet, Degas, Renoir, Pissarro, Rousseau, Boccioni, Matisse, Arp, Taueber Arp, Glarner, e fra gli artisti della seconda metà del Novecento Orozco, Dijkstra, Struth, Schütte. Sono inoltre conservate significative testimonianze dei secoli precedenti che documentano alcune fra le maggiori figure di artisti attivi sul territorio o in area italiana, come Giovanni Serodine, Giovan Battista Discepoli, Pier Francesco Mola, Giuseppe Antonio Petrini».

Come sono catalogate le vostre opere?
«Tutte le opere sono catalogate in una banca dati digitale, corredata da immagini e documenti».

La collezione è costituita da lasciti di privati o è frutto di un programma di acquisizioni?
«Le collezioni sono l’esito di una politica di acquisizione, perseguita da oltre un secolo per ciò che attiene alle collezioni della Città di Lugano e dagli anni trenta del Novecento per ciò che riguarda le collezioni del Cantone, volta in particolare a costituire dei nuclei di opere con un forte riferimento al territorio, non solo nella sua accezione locale, ma anche tenendo conto della sua dimensione di zona di confine e di scambio tra Nord e Sud dell’Europa e quindi dell’innesto della realtà artistica locale nel contesto più ampio del panorama artistico nazionale e internazionale. Questa politica è rafforzata dall’attività espositiva, da cui le collezioni traggono spunto per arricchire il proprio patrimonio.
Alle acquisizioni si sono aggiunti negli anni rilevanti depositi di altri musei svizzeri, della Confederazione, della Fondazione Gottfried Keller, oltre a numerosi prestiti, lasciti e donazioni di privati. Si ricordano in particolare la Donazione Chiattone alla Città di Lugano, da cui proviene uno dei più prestigiosi nuclei di opere prefuturiste di Umberto Boccioni e la donazione Milich Fassbind, con opere di maestri francesi della fine dell’Ottocento e primi del Novecento quali Monet Rousseau, Matisse, e le importanti donazioni al Cantone, quali la donazione Lenggenhager-Tschannen e Panza di Biumo, con una delle più prestigiose collezioni svizzere di arte post-minimal e Concettuale».

www.luganolac.ch

 

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