Oggi incontriamo Mike Kamber, appassionato fotografo e co-fondatore del Bronx Documentary Center; un centro educativo, fotografico e cinematografico che s’impegna nel raggiungere il grande pubblico con opere d’arte socialmente impregnate e messaggi forti

Creato nel 2011, espone principalmente lavori che parlano di violenza, del movimento per i diritti civili, delle guerre, dei diritti delle donne, del progresso sociale e del mostrare le ingiustizie. Mike ci parla di come questo progetto abbia visto la luce e com’è lavorare in uno dei quartieri più poveri e difficili del paese.

Deborah Galante. Potresti per favore spiegarci cosa sia esattamente il Bronx Documentary Center?
M.K. Il BDC è un centro educativo che usa la fotografia ed i film come mezzi d’apprendimento. Produrremo sette esposizioni nel 2015 e mostreremo approssimativamente trenta documentari. Abbiamo inoltre programmi di doposcuola sulla fotografia documentaria e di scrittura ed inoltre stiamo organizzando corsi settimanali di sviluppo professionale con fotografi del Bronx. Questi corsi sono incentrati sulle pratiche documentarie e sul giornalismo.

D.G. Com’é cominciato il tutto?
M.K. Ho lavorato all’estero per molti anni con il mio amico Tim Hetherington e spesso conversavamo sulla necessità dell’avere un centro no-profit che insegnasse la fotografia ed i video in modi che ci sembrassero avessero una certa importanza. Eravamo particolarmente interessati alla diversità dei mezzi di comunicazione che purtroppo scarseggia. Quando Tim fu ucciso in Libia nel 2011, io ed alcuni amici ci siamo uniti per collaborare e far diventare il Bronx Documentary Center una realtà.
Il tutto è cominciato con il lavoro di volontari ed alcune carte di credito.

The Bronx Documentary Center

The Bronx Documentary Center

D.G. Quale genere d’esposizioni offrite e che tipo di pubblico avete?
M.K. Mostriamo progetti documentari da tutto il mondo oltre a mostrare lavori provenienti dal Bronx. Ci focalizziamo su svariati temi come l’ambiente, lo stop alla violenza, il matrimonio infantile, l’abuso sulle donne, i movimenti civili degli anni Sessanta, le guerre in Iraq ed in Afghanistan e molti altri soggetti. Grossomodo il 70% del nostro pubblico é originariamente del Bronx. Il resto proviene principalmente da Manhattan e da Brooklyn. In generale attiriamo persone profondamente interessate all’attivismo sociale e nel creare cambiamenti positivi. Molti dei nostri visitatori sono appassionati di fotografia e molto attratti dai video.

D.G. Com’è lavorare in un quartiere stereotipato come pericoloso e con un alto tasso di povertà?
M.K. Il sud del Bronx è stato un quartiere fantastico in cui lavorare. È uno dei luoghi più poveri degli Stati Uniti ma è molto dinamico e pieno di gran lavoratori immigrati ed Americani che stanno cercando di migliorare la loro qualità di vita. Le persone del posto sono veramente cordiali ed i nostri volontari del Bronx sono una parte cruciale del nostro successo.

D.G. Quali sono i vostri obiettivi sul lungo termine?
M.K. Vorremmo continuare a lentamente progettare e costruire i nostri programmi. Stiamo inaugurando quest’anno un programma di residenza per fotografi ed una biblioteca dedicata alla fotografia. Abbiamo appena finito di creare una camera oscura ed uno spazio per l’edizione di filmati. La nostra speranza è di espandere i nostri programmi educativi ed in particolare di doposcuola. Stiamo già formando giovani giornalisti di successo ma vorremmo soprattutto avere un maggior impatto positivo e raggiungere una gamma più ampia di persone nella nostra comunità.

bronxdoc.org

Questo articolo è disponibile anche in Inglese