Gestione, tutela e valorizzazione dell’eredità culturale e patrimoniale di un artista sono temi al centro del dibattito storico, artistico e giuridico del mondo dell’arte e possono coinvolgere anche interessi economici di grande rilievo.
Lo scorso 28-29 novembre 2016 si è tenuto il convegno internazionale “Archivi d’artista e lasciti: memorie culturali tra diritto e mercato” organizzato dall’Università Milano Bicocca, l’Accademia di Belle Arti di Brera, NABA Nuova Accademia di Belle Arti, in collaborazione con l’Associazione Italiana degli Archivi d’Artista, dedicato al tema dell’autenticità, della conservazione e della gestione del patrimonio creativo e documentale di un artista, nonché alla circolazione delle sue opere.
La dott.ssa Maddalena Disch, archivista e responsabile dell’archivio Giulio Paolini, ha evidenziato le ragioni di un archivio, perché si fa l’archivio di una artista e quali sono i motivi per la quale è importante prendersi cura dei lasciti dell’artista e di ciò che l’artista ha donato al mondo esterno durante gli anni della sua attività. Un intervento chiaro e illuminante che ha evidenziato le attività multidisciplinari e in continua evoluzione di un archivio. A seguire alcuni estratti del suo discorso.
Verso le generazioni future
“Si fa un archivio per sottrarre all’oblio tutto ciò che l’artista lascia in eredità alle generazioni successive. Dunque salvare e salvaguardare è un dovere etico difronte a opere d’arte e documenti di rilievo per la ricostruzione e la comprensione dell’operato dell’artista. In questa accezione di base, il concetto di archivio si iscrive in quell’ambito di operazioni e di procedimenti tesi a garantire il trasbordo dal passato verso il futuro di beni e di oggetti considerati di particolare rilievo.
Si crea un archivio per far sì che un patrimonio di opere e di documenti sopravviva al proprio tempo e resti accessibile anche alle generazioni future”.
Archiviare è un work in progress parallelo all’attività dell’artista
“L’archivio di un artista può essere creato in fase postuma o, al contrario, con l’artista in vita, oppure, ed è la soluzione preferibile, può prendere avvio in parallelo all’attività dell’artista.
Se anziché collegare il concetto di archivio a un’attività da svolgere solo a posteriori, vogliamo soffermarci sul caso dell’archivio che si costruisce con l’artista ancora in vita, la domanda circa le ragioni di un archivio acquista altre sfumature: perché fare l’archivio di un artista vivente? Cosa significa archiviare un lavoro in corso di svolgimento? È possibile intendere l’attività di archiviazione come un percorso di accompagnamento al fare quotidiano dell’artista e parallelo alla sua attività creativa in divenire?
Non è un controsenso archiviare l’operato dell’artista in fieri. Come coniugare il tradizione concetto d’immobilità dell’archivio con la vitalità e l’evoluzione della creatività di un artista? Quale azione intercorre tra passato, presente e futuro nell’archiviazione diretta di quel cantiere aperto che è l’attività quotidiana dell’artista?
In questo caso la domanda diventa piuttosto come fare l’archivio seguendo l’artista passo passo negli sviluppi del suo lavoro, pensando che non può essere votato alla sterile conservazione e mera inventariazione dei dati bensì deve essere inteso come un work in progress pronto a essere rivisto, aggiornato, completato”.
Curare l’archivio di un artista è un vero lavoro
“Archiviare l’attività dell’artista significa stare al passo con una materia in continua evoluzione, significa confrontarsi con un incessante divenire, con aggiunte pressoché quotidiane di notizie, materiali, revisioni, aggiornamenti. Archiviare questa materia duttile e instabile significa intendere l’archivio come un work in progress parallelo al divenire dell’artista: vuol dire registrare dal vivo tutto ciò che accade alle opere e alla loro gestione. A questa vita dell’opera si associano tutti i fattori collaterali, dati, valori, dettagli in continuo divenire: le opere si muovono, si deteriorano, cambiano di proprietà, passano tra gallerie, case d’asta, collezionisti e mercanti, vengono esposte, fotografate, autenticate, studiate ecc. Tutto ciò diventa la materia da archiviare”.
L’era del digitale
“La collaborazione con l’artista permette di capire i vari aspetti che devono essere legati e tenuti in considerazione affinché l’archiviazione sia attenta al senso dell’operato. Per un’archiviazione in tempo reale e una sistematica inventariazione di dati e notizie va da sé che occorre avere a disposizione degli strumenti digitali idonei a supporto dell’attività di catalogazione in grado di soddisfare tutte le esigenze di gestione dell’archivio.
Se finora l’allestimento di un archivio era spesso funzionale alla redazione di un catalogo ragionato, oggi, e soprattutto domani, non sarà più necessariamente questo l’obiettivo primario. Il catalogo cartaceo è già superato nel momento in cui esce dalla tipografia, non offre alcuna possibilità di aggiornamento, costi di produzione enormi, gode di una fruibilità limitata, offre per ogni opera una descrizione e un numero di immagini limitati. L’archivio digitale, al contrario, non conosce queste limitazioni, e inoltre può cogliere informazioni e tipi opera molto più diversificati. Un archivio accessibile online è disponibile a chiunque. L’archivio del futuro, grazie allo strumento digitale, potrà diventare così ricco e completo da rendere obsoleto il tradizione catalogo ragionato. Archiviazione e catalogazione ragionata potrebbero venire a coincidere con un unico format fruibile attraverso la rete, molto più flessibile, ricco di contenuti e aggiornabile con estrema velocità.
Tra i primi archivi in rete di artisti contemporanei e degni di rilievo vi sono quello di Gerhard Richter e una parte del catalogo ragionato di Daniel Buren, entrambi concepiti per la soluzione web.
Fondamentale è sollecitare gli operatori di settore ad accogliere tale cambiamento. Se da un lato la raccolta dei dati e la loro organizzazione con un sistema di organizzazione idoneo richiedono la massima cura e ricerca, dall’altro lato anche l’esportazione e la condivisione dei dati merita altrettanta attenzione. Uno degli obiettivi di base di un archivio è infatti la condivisione, la possibilità di fornire dati a terzi e di condividere con altri le conoscenze acquisite”.
Perché si fa l’archivio? Perché è importante che l’attività di un artista sia accompagnata da un’idonea archiviazione?
“Un archivio non è solo una raccolta di notizie, documenti, testimonianze ma, grazie a moderne soluzioni informatiche, un archivio è soprattutto una rete di dati, collegati tra loro, accessibili, pronti alle più diverse modalità di raggruppamento, elencazione ed esportazione.
L’identità dell’opera, la sua scheda tecnica, le sue movimentazioni, i suoi passaggi di proprietà, il curriculum espositivo, le sue peculiarità, il suo significato e la sua documentazione correlata, scritta, fotografica, andamento del suo valore di mercato e tanti altri dati sono reperibili e tracciabili con estrema facilità. Dunque questo non coinvolge solo l’artista dell’archivio ma tutti gli operatori di settore: dal collezionista al gallerista, dalla casa d’asta al museo, dallo studioso al restauratore, ecc”.
“L’archivio è il luogo per eccellenza destinato a raccogliere la memoria di un artista. Non è un soggetto passivo limitato a ricevere ciò che gli è destinato bensì è un soggetto attivo chiamato a svolgere un ruolo chiave. Non è solo un depositario del patrimonio bensì un’officina, una miniera in cui la ricerca, lo studio, l’analisi, la comunicazione, l’apprendimento, la trasmissione delle conoscenze si intersecano costantemente.
Se l’archivio viene gestito dunque come un laboratorio, questo diventa il lavoro per intere generazioni, senza tempo, con una finalità inconfutabile: assicurare la sopravvivenza e la vitalità di un dato patrimonio nel tempo sullo sfondo di un immancabile e inevitabile cambiamento conservando il valore per cui è stato creato l’archivio stesso”.
“Ebbene in conclusione perché si fa l’archivio di un artista? Perché è l’unico modo di gestire, tutelare, valorizzare in modo esaustivo e responsabile l’attività di un artista oggi e per il domani”.
Paola Sacconi
Communication Manager di MyTemplArt®
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