All’arte serve che la storia non venga perduta. La storia degli artisti italiani del XX secolo è spesso custodita e sostenuta da enti privati: gli archivi d’artista.

Se dovessimo associare un’immagine all’archivio, quello di Bruno Cassinari sarebbe un “fortino”, secondo un’efficace espressione di Enrico Crispolti, dal 2014 membro del Comitato per la tutela dell’opera dell’artista. La metafora entra in un terreno scivoloso: da parte di un pubblico non specialista, infatti, l’archivio è spesso percepito come roccaforte, di difficile accesso, ed adibita principalmente all’attività di sorveglianza. Al contrario l’archivio d’artista sta assumendo sempre più consapevolmente il ruolo di punto “fermo” (dal latino fortem, qui la radice di “forte, fortino”) per le attività di promozione della storia dell’artista e per la sua “solidità” atto a sopportare grandi “fatiche”. La prima intrapresa dal Comitato per la tutela dell’opera di Bruno Cassinari – costituito nel 1993 da Giovanna Cassinari, Anna Maria Bianconi, Giovanni Anzani, Marco Rosci, Rossana Bossaglia e Gian Alberto Dell’Acqua, mentre nel 2014 si sono aggiunti Enrico Crispolti e Silvia Ferrari Lilienau- è stata l’informatizzazione dell’archivio e la redazione del Catalogo ragionato dei dipinti. Pubblicato nel 1998 con Electa, la metodologia che ha portato alla costituzione del catalogo – racconta Giovanna Cassinari – ha primariamente preso in esame l’archivio conservato presso lo studio del maestro in via San Tomaso 7 a Milano; la ricerca è proseguita inoltre presso archivi pubblici e privati, ha esaminato le pubblicazioni (cataloghi di mostre) edite vivente l’artista, è stata integrata con l’invio di un questionario ai musei d’arte moderna e contemporanea italiani ed esteri. “L’archivio è nato nello studio dove ha lavorato mio padre per oltre 50 anni, dal 1939 al 1992 – ricorda Giovanna Cassinari – in uno stabile proprietà di INA; abbiamo cercato di sensibilizzare l’ente per fare dello studio un archivio-museo, un bene comune, ma non c’è stata alcuna attenzione a questo proposito: il palazzo cadeva a pezzi, l’affitto era stratosferico, abbiamo fatto fronte cercando una nuova sede”.Il Comitato – oggi nella sede di via Rovani 3 a Milano – conserva l’archivio delle schede delle opere, aggiornato continuamente con la nuova ubicazione delle stesse; sono presenti inoltre fotografie documentarie e la trascrizione di lettere e diari, mentre la biblioteca personale di Bruno Cassinari è stata data in comodato alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza, ad oggi non ancora pienamente consultabile da parte del pubblico.

Bruno Cassinari, La finestra, 1953, courtesy Archivio Cassinari, Milano

Bruno Cassinari, La finestra, 1953, courtesy Archivio Cassinari, Milano

L’archivio, oltre alle attività di custodia, si è posto in questi anni come ente culturale dinamico, impegnato costantemente nell’aggiornamento e nell’organizzazione di manifestazioni e mostre, dalla storica esposizione di Palazzo Forti a Verona nel 1995, a quella per il centenario della nascita di Bruno Cassinari alla Galleria Ricci Oddi, scontrandosi in tempi recenti con le difficoltà gestionali degli uffici pubblici, privi di risorse e competenze interne, risultato di una consuetudine sempre più diffusa in Italia: l’appalto da parte di musei pubblici a soggetti terzi per l’organizzazione di pacchetti-mostra.
La considerazione dell’archivio per la sua attività nel mercato – sostiene Giovanna Cassinari – è legata a doppio filo alla cultura della catalogazione: “Le case d’asta oggi consultano regolarmente il Comitato e con più frequenza rispetto alle gallerie; spesso ci accorgiamo che l’opera viene sottoposta all’attenzione del Comitato solo in maniera propedeutica alla vendita. Non esiste la cultura della catalogazione in sé e per sé; il fatto in se stesso di catalogare l’opera non è considerata un’azione di valorizzazione, come dovrebbe. La richiesta di archiviazione è per lo più strettamente legata al mercato, mentre dovrebbe rispondere alla buona pratica di catalogare e completare la documentazione dell’opera”. Adottando questa linea di condotta il Comitato – tra le cui pratiche annovera la valutazione delle opere sempre nella loro integrità fisica – invece di procedere ad atti di sequestro per combattere la circolazione dei falsi, sostiene l’esistenza stessa dell’archivio come deterrente: “Invece di inseguire i falsari, attraverso l’attività di catalogazione l’archivio mette un punto fermo a tutto ciò che esiste ed è riconosciuto”. La neonata Associazione Nazionale degli Archivi d’Artista (tra gli aderenti anche l’archivio Cassinari) è stata fondata con lo scopo di mettere in rete i valori condivisi dagli archivi privati, la conservazione e la promozione della conoscenza della figura e dell’opera dell’artista, oltre alla trasparenza dell’attività svolta: “È molto importante che nasca solidarietà tra gli archivi per la condivisione di intenti comuni – afferma Giovanna Cassinari – il sogno sarebbe avere una rete, anche informatica, in maniera tale che non ci si senta isolati; unirsi in un’associazione ha, tra i vari scopi, quello di colmare vuoti legislativi e di cercare di dare finalmente un riconoscimento ufficiale al nostro lavoro. Come ha sintetizzato bene Silvia Ferrari Lilienau durante una recente conferenza, un archivio non è un fossile, ma è piuttosto una fucina”.

 

Deianira Amico

 

Comitato Bruno Cassinari

Via Rovani 3, Milan

tel. +39.0248194035

comitato@brunocassinari.it

www.comitatobrunocassinari.it

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