Eskil Lam ha viaggiato a lungo per poi dedicarsi alla conservazione delle profonde radici dipinte dal padre Wifredo.

L’abbiamo incontrato nella sede dell’Archivio Wifredo Lam, a due passi dalla Bastiglia, insieme alla sua preziosa collaboratrice Dorota Dolega-Ritter ed entrambi ci hanno introdotto alla dimensione pragmatica del lavoro e alla poesia dell’arte che lo ispira.

Eskil Lam,Dorota delega Ritter, ph Sara Rania

Un’attività continua e febbrile basata sulla tutela, come conferma una delle affermazioni dello stesso Lam “La prima regola che guida un’archivio è la conservazione e sulla promozione, un vero e proprio “lavoro di diffusione, effettuato sollecitando esposizioni, pubbicazioni e film per fare in modo che l’opera di Wifredo Lam resti viva e attiva nella memoria e nello spirito della gente”. L’archivio si trova al centro di un impegno gravoso ma fondamentale che ha attraversato diverse fasi evolutive. Dai suoi inizi contestuali all’inizio degli anni ’80 per volontà della madre di Eskil, alla progressiva sistematizzazione effettuata dal figlio con i crescenti mezzi messi a disposizione dalla tecnologia, mediante “un passaggio molto graduale e legato a progetti specifici, effettuato in concomitanza di determinate esposizioni” che ha guidato l’archivio attraverso un continuo processo di professionalizzazione. Queste le chiavi di una realtà che guarda al futuro e alle sue sfide “cercando la struttura migliore per trasmettere il lavoro fatto, l’autorità e la legittimità del materiale raccolto.”
Aperto a suggestioni provenienti dall’esterno e alle richieste provenienti da collezionisti, gallerie, curatori, studenti e ricercatori, l’archivio possiede un numero costantemente crescente di materiali in digitale, pur “partendo dal principio che avere accesso alle informazioni in diretta e dal vivo resta fondamentale”.
La consolidata attività d’expertise si confronta con le particolarità del percorso biografico di Wifredo Lam e soprattutto con la difficoltà di indagare a Cuba. E’ proprio all’isola che vengono ricondotti molti dei falsi registrati in ordine cronologico dall’archivio, che sono spesso presentati con l’ausilio di cataloghi trafficati ma che urtano i “tre pilastri” che guidano il processo di autentificazione: il diritto morale, il contenuto degli archivi e un lavoro di analisi lungo più di venticinque anni, che sostanziano i nostri pareri con documenti e ricerche.”
L’archivio Wifredo Lam di Parigi “segue costantemente l’evoluzione dell’opera, verificando aste, esposizioni e i vari movimenti di più di 2000 dipinti, disegni, pastelli che sono parte integrante di un patrimonio importante “e lavora anche sulla possibilità di effettuare alle ricerche incrociate, come aggiunge Dorota Dolega-Ritter “quando creiamo la scheda di un’opera questa viene arricchita con informazioni relative alle occasioni nelle quali è stata esposta, ai cataloghi nei quali se ne parla, ottenendo così una differenza sostanziale riguardante l’aggiornamento continuo dei dati inerenti alle opere, rispetto ai cataloghi ragionati in versione cartacea che restano fissati alla data di pubblicazione.” L’Archivio cresce e si differenzia guardando dritto al futuro, con la consapevolezza che il tempo è prezioso e in vista della grande esposizione già prevista per l’autunno 2015 al Centre Pompidou.

Da | www.wifredolam.net

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