Luigi Gattinara, artista di origine romana ma residente a Milano con un passato internazionale, racconta la sua carriera e il suo concept artistico attraverso i temi legati al progetto MyTemplArt®: l’importanza di catalogare, tutelare, valorizzare e certificare le opere d’arte, il rapporto con le nuove tecnologie e la sua prossima esperienza al MIA Photo Fair 2016.

Paola Sacconi: Hai un tuo archivio? Quando hai iniziato a catalogare le tue opere?
Luigi Gattinara: L’archivio è sempre stato un dramma per certi aspetti, soprattutto nei primi anni della mia carriera. Molti lavori non sono stati archiviati per problemi organizzativi e di incoscienza. Non ci pensavo minimamente, oggi me ne pento amaramente perché molte cose interessanti sono andate perse.
Poi ho cominciato gradualmente a prepararmi un archivio, specialmente da quando ho iniziato a creare delle immagini per me, quelle che io definisco le mie immagini Fine Art, cioè le immagini dedicate ad un mercato che è diverso da quello pubblicitario, dove ho lavorato per tantissimi anni e continuo a lavorare. Sono le immagini della mia libera espressione, della mia creatività. E allora ho cominciato ad avere il problema di riuscire non tanto a catalogarle quanto a dargli una progressione: per ogni pezzo che vendevo tenevo traccia della numerazione ma non del formato. Parlo del formato in quanto quando ho iniziato ad approcciarmi al concetto di fotografia come opera d’arte, non si parlava ancora di Fine Art. Il mio ideale era che le fotografie dovessero rimanere quasi opere uniche, quindi da lì nasce La mia policy è di produrre massimo 10 pezzi di ogni opera indipendentemente dal formato. Uno standard che tengo tutt’ora; forse dal punto di vista commerciale è poco conveniente ma da un punto di vista storico è vincente.
Credo che se vuoi possedere un’opera d’arte, desideri anche che questa sia qualcosa che non hanno tutti. Dunque è importantissimo avere la possibilità di certificare e storicizzare il proprio lavoro perché sennò perdi la memoria di te stesso, non lasci una traccia. Ogni tanto vado a ripescare quelle poche cose che mi sono rimaste e che mi permettono di ricordare il mio percorso professionale, è vitale!

 

P.S.: Quanto è importante salvaguardare il proprio lavoro? Come garantisci l’unicità e l’autenticità del tuo lavoro?
Luigi Gattinara: Come ho detto, è importante lasciare una traccia. Ogni traccia va autenticata, perché se non la certifichi questa traccia è ripetibile nel tempo con dei falsi. Un esempio è nella storia dei bronzi: attraverso i calchi in gesso si riproducevano opere bronzee a livello seriale anche dopo la morte dell’artista. Questo va contro l’idea stessa dell’artista, di pezzo unico e diventa una copia, un falso, senza valore.
E dunque qual è il pezzo buono e il pezzo falso? Si perde la vera traccia, il tratto della storia. Io sono molto attento a queste fasi. Naturalmente quando devo stampare, consegno agli stampatori una matrice, ma per me è vitale avere uno stampatore di estrema fiducia, con cui posso entrare in sintonia, una persona seria che dopo la stampa distrugga il file, così da garantire l’unicità dell’opera.
Nella fotografia è ancora più complesso, oltre alla firma è necessario autenticare la tiratura, la stampa e l’opera attraverso un accurato Certificato di Autenticità che sia una garanzia per l’artista e l’acquirente.
Non voglio che siano i posteri a certificare il mio lavoro solo mediante compenso economico. L’arte del 900 è piena di questi casi.

 

P.S.: La fotografia pone più problemi di autenticazione rispetto alle altri discipline artistiche?
Luigi Gattinara: Nel 1986-88, quando rientrai in Italia, affascinato dalle suggestioni cinquecentesche, feci la mia prima mostra con Rossana Bossaglia che si innamorò dei miei pezzi, ne rimasi lusingato. Come anticipato, incominciai ad avere il problema che ogni mia fotografia messa in quel segmento di mercato doveva essere garantita e autenticata come le altre discipline artistiche. Rossana mi fece uno dei più grandi complimenti quando mi disse: “tra un quadro e una fotografia non c’è una grande differenza: tu, Luigi, non utilizzi il pennello ma dipingi con la luce”. In effetti tutte le opere, indipendentemente dalla medium, partono da una percezione che hai nella testa.
Anzi, spesso la fotografia comporta dei problemi che la pittura non ha. Ad esempio in questa prima mostra, feci un pezzo che intitolai “Per gioco” [Immagine di copertina], l’unica copia di un quadro che ho fatto nella mia vita (“Canestra di frutta” di Caravaggio conservato alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano). Per me fu un vero gioco il cercare di ricostruire il quadro in studio; quando andavo a posizionare la frutta nel cesto acquisiva un volume completamente diverso da quello percepito nel quadro del Caravaggio; dunque dovetti smontarla, tagliarla per ricostruire la composizione originaria. L’ottica e i volumi cambiano. Inoltre, l’opera è senza ritocchi, tendo a non fare lavori di post produzione a meno che non siano voluti.
Quando realizzo immagini per la Fine Art l’elemento che sicuramente non modifico e non modificherò mai è la luce. Tutto il resto cerco comunque di non ritoccarlo.

 

P.S.: La sensibilizzazione all’emissione dell’autentica al momento dell’acquisto è relativamente recente. Secondo te è legato alla necessità di regolamentare maggiormente il mercato dell’arte? È un cambio di mentalità? Una responsabilizzazione verso gli artisti? Inoltre, in rapporto al caotico mondo della fotografia, come tuteli il valore delle tue opere?
Luigi Gattinara: Credo che le criticità legate all’autentica di un’opera fotografica nascono dal problema che la fotografia è riproducibile in serie. Dunque è fondamentale certificare per risolvere immediatamente il problema: tutto quello che è al di fuori della certificazione, vale zero. Richard Avedon eliminava con un tagliacarte tutte le prove e gli scarti, l’unico sistema dell’epoca per avere la proprietà dell’opera. Oggi, nell’era del digitale, il fenomeno è diventato molto più complesso. Per avere una garanzia di non essere derubati dell’opera hai 2 modi: da un lato la certificazione; dall’altro avere degli stampatori fidati che eliminano il file originale una volta stampata l’opera.
La produzione industriale è un’altra cosa, intacca il valore culturale ed economico dell’opera, snaturandola dal suo vero significato di unicum. In particolare, il mondo della fotografia è un disastro, non è regolamentato da standard nazionali o internazionali.
Nel mio caso, se un mio lavoro si rovina, il collezionista è tenuto a rimandarmi l’opera rovinata ed io, sullo stesso formato e con la stessa numerazione, gli restituisco la nuova. Dunque di quelle opere rimane sempre la tiratura precedentemente dichiarata.
La tendenza comune è produrre varie tirature in base ai diversi formati. Io preferisco fare un discorso che va oltre il formato: tiratura 1/10 su qualsiasi formato prodotto così da essere ancora considerato opera unica. Cerco di svincolare la fotografia dalla sua grande spada di Damocle: la serialità grazie alla certificazione di una tiratura unica e limitata.

P.S.: Come ha influito il digitale su questi aspetti nella fotografia?
Luigi Gattinara: Oggi la tecnologia del digitale ha distrutto in parte la vecchia fotografia; mi riferisco ad una radice di pensiero. Quando stava finendo l’era dell’analogico e iniziava quella del digitale, anch’io mi sono sentito in crisi. Molti colleghi hanno abbandonato il mondo della fotografia. Io invece mi sono convinto che la fotografia è l’espressione di composizione, di luce e di una mia visione. Se cambio il mezzo, cosa succede? Niente. Anzi l’evoluzione tecnologica mi permette di migliorare la sua rappresentazione. La base è l’uomo, la sua creatività e la sua sensibilità, non il mezzo.
La tecnologia ci permette anche di dare nuove garanzie a chi compra le opere come la certificazione tramite l’utilizzo di un Qr-Code*. Inoltre con un sistema di catalogazione cloud come MyTemplArt®  si può garantire il controllo costante delle opere originali da parte dell’artista.

 

P.S.: Durante i giorni di MIA Photo Fair 2016, quattro delle tue opere saranno esposte nello stand di MyTemplArt® (stand 2 corridoio B). Quali opere esporrai? Cosa rappresentano?
Luigi Gattinara: Il progetto MyTemplArt® mi ha affascinato fin da subito. La tecnologia a supporto del sistema artistico e dei suoi processi la trovo un’idea straordinaria. Dunque, quando sono stato invitato ad esporre allo stand MyTemplArt® e diventare un supporter di progetto attraverso l’attuazione dei servizi di certificazione offerti dalla piattaforma, sono stato felice e onorato di partecipare. In particolare, ho scelto quattro opere che rappresentano quattro diversi soggetti e modi di interpretare la fotografia.

Stanislao Cucchiaio e Ludovica Forchetta sono l’elaborazione di un vecchio concetto di comunicazione sul quale poi ho creato un mondo composto da due personaggi, maschile e femminile. Un modo di fare ritratti metafisici, rappresentati dal cucchiaio e dalla forchetta che identificano l’uomo e la donna già dalla loro struttura.
La donna nasce prima dell’uomo ma il nome viene assegnato prima all’uomo e poi alla donna. Stanislao è un nome a me molto caro, era il nome del fratello di mia nonna paterna: Stanislao Lepri, pittore. Perché Ludovica? Perché accompagna bene Stanislao!

Eva è nata quando un mio amico che dipinge mani mi chiamò e mi disse che aveva finito una campagna di orologi con una modella con le mani dipinte da serpente. Mi disse che se volevo la portava in studio per qualche scatto e io accettai. Su questa mano di serpente, feci qualche scatto istintivo: la borsa, la mela, la tentazione. Il nome Eva, banale, arriva dopo. Il gesto ha creato la composizione.
Impressionante: la fotografia è ripetibile ma non riproducibile. Adesso non sarei più in grado di rifare i lavori che ho fatto in quanto sono legati ad un momento, una sensazione e ad un gesto unico.

Infine c’è Natura morta con piume. Ho scelto il cappone raffigurato, decretando la sua morte. Una scelta difficile ma credo di aver dato a quell’animale una grande dignità, regalandogli l’eternità. Un uccello che non sono stato in grado di mangiare, e dunque regalai al portinaio. Attorno al sonno eterno del cappone ho composto un mondo che ho chiamato “natura morta con piume”: non è la morte del cappone ma sono le sue piume il vero soggetto del lavoro.

 

P.S.: Utilizzi il web e i social media per promuoverti? Che valore hanno per te questi canali di comunicazione?
Luigi Gattinara: Non li so usare ma li uso. Quante volte mettiamo un “mi piace” su una fanpage solo perché un amico ce lo chiede? E allora che valore ha quel “mi piace”? Nessuno. E in alcuni social media dove puoi comprarti i like, cosa mi interessa averli se non sono l’espressione di un vero mi piace? I social network sono entusiasmanti, sono il presente, uno strumento fantastico per una comunicazione globale, un modo di autopromuoversi e divulgare i propri pensieri, ma devono essere usati con misura e consapevolezza. Se gestiti bene, sono un mezzo incredibile per comunicare in un clic con il mondo. Ogni tanto guardo gli analitycs del mio sito web e vedo che è stato visitato da persone provenienti da tutto il mondo; questo mi entusiasma.
Mi occupo di advertising dal 1969-70 e ho sempre sostenuto che la pubblicità potrebbe essere un mezzo per far crescere la cultura di un popolo dando dei messaggi che siano sicuramente commerciali ma che siano qualitativamente alti. Abbiamo il dovere di diffondere contenuti culturalmente alti ed evoluti. Oggi ci sono i social media, un mezzo fantastico che ti permette di diffondere contenuti di altissimo livello.

 

Paola Sacconi
Communication Manager di MyTemplArt

 

Si segnala che venerdì 29 aprile alle ore 18.00 all’interno di MIA Photo Fair, MyTemplArt® presenterà il talk Certificare l’autenticità delle opere d’arte. La tecnologia a supporto del sistema “arte”. Gli artisti Luigi Gattinara e Alex Pinna si confronteranno sul tema della certificazione e sull’importanza di garantire l’autenticità nel settore artistico. Gianni Pasquetto, General Manager di MyTemplArt®, e Paola Sacconi, Communication Manager di MyTemplArt®, illustreranno tutti i vantaggi del progetto in rapporto a queste tematiche.

* Luigi Gattinara è in MyTemplArt® (www.mytemplart.com) e rilascia autentiche tramite il sistema richiesta e rilascio autentica brevettato dalla piattaforma. Utilizza il QR-Code MyTemplArt® Authentication System per garantire la massima tutela ai suoi clienti. Per tutte le informazioni relative ai nuovi servizi di certificazione offerti da MyTemplArt® consultate il seguente articolo http://news.mytemplart.com/it/mytemplart-rivoluziona-il-processo-di-autenticazione-delle-opere-darte-al-mia-photo-fair-2016/.

 

http://www.gattinaraluigi.eu/
Copertina: Luigi Gattinara, Per Gioco, 1984, Courtesy of Luigi Gattinara

 

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