L’attenzione ai nuovi media è uno dei pilastri dell’attualità, anche in campo museale.

Nonostante una certa resistenza di alcuni ambienti culturali all’introduzione dei più noti social network nelle strategie comunicative, molte istituzioni culturali di fama internazionale sembrano ormai essersi perfettamente calate nella realtà contemporanea, sposando il grande potere pubblicitario mondiale di tali strumenti. Due gli assi intorno ai quali si consolida tale attività di creazione e di rimbalzo di contenuti. Per illustrarli abbiamo scelto l’esempio del Louvre, grande museo parigino intorno al quale si concentra un’importante numero di scambi, comunicazioni e condivisioni, approfondendo l’argomento grazie ad alcuni esempi recenti.
Dentro il museo: un approccio interattivo ma inquadrato
All’interno del Louvre le foto (naturalmente scattate senza flash) sono benvenute, secondo quanto garantito da Tous-photographes, il documento ufficiale diramato nel luglio 2014 dal Ministère de la Culture et de la Communication che riunisce le buone pratiche sostenute pubblicamente in materia di ‘fotografia e video nei musei e monumenti’. Un insieme di linee-guida che dovrebbero essere applicato da tutte le istituzioni museali nazionali presenti sul territorio francese.
Fuori dal museo: la condivisione guidata dei contenuti social
La condivisione dei contenuti si divide a sua volta in due direttrici: quella che segue i materiali messi in linea dagli uffici stampa dei musei stessi, e quella che invece riunisce i contributi (spontanei o stimolati) provenienti da utenti e visitatori.
Un esempio del primo tipo di contenuti è rappresentato dall’account twitter ufficiale del @MuseeLouvre conta (al 27 marzo 2015, 18.14) 5.399 twit, 1.813 294000 285.000 follower e un rispettabilissimo klout score di 81, guadagnato a suon di hashtag ad hoc, comunicazione mirata e appuntamenti accattivanti come l’Artwork of the day. In pole position anche durante la #MuseumWeek 2015, i gestori del social hanno messo l’accento sulla Vittoria di Samotracia, nuovamente visibile dopo mesi di restauro. La pagina Facebook è molto apprezzata, come dimostrano le quasi sette stelle, i 1 628 937 like e 1e 383 030 visite (dati riferiti al 27 marzo 2015 alle 18.04). Anche le interazioni provenienti dal pubblico sono sollecitate ed i visitatori incitati a condividere la propria esperienza culturale con amici e parenti su Google+, Flickr, DailyMotion, Vine, Bobler, Pinterest ed Instagram.
Dal lato della politica: il Ministro della Cultura Fleur Pellerin, Instagram e il musée d’Orsay
Eppure anche in Francia mores e regolamenti in materia evolvono di continuo. A ricordarlo un recente episodio che ha visto come protagonista il ministro francese della Cultura e della Comunicazione Fleur Pellerin. La rappresentante politica in visita ad un altro famoso luogo d’arte parigino, ne ha approfittato per condividere sul suo account Instagram le immagini realizzate in occasione dell’inaugurazione dell’esposizione «Bonnard. Peindre l’Arcadie», sollevando un polverone. La volontà interna del musée d’Orsay, si scontrava infatti fino a poco tempo fa con quanto garantito dal dicastero. Per ragioni di circolazione negli spazi, i visitatori non potevano scattar foto, ma il pizzico ufficiale ha fatto evolvere il regolamento verso l’adesione alla carta, un cambiamento che va nella direzione di una libertà sostenuta da Bernard Hasquenoph, del blog Louvre pour tous, un punto di riferimento in fatto di informazione su musei & Co.

Le derive tra esibizionismo e cultura virale: due esempi
Ma cosa c’entrano in questo discorso le Femen? Vengono in realtà tirate in ballo con riferimento all’aspetto virale di alcuni contenuti legati a musei. La performance che le ha viste protagoniste il tre ottobre 2012, nel bel mezzo del Louvre, dinanzi alla Venere di Milo, è stata abbondantemente rilanciata sui social network e resta un esempio delle derive degli eventi che oscillano tra esibizionismo e cultura virale.
Stesso discorso per “l’Origine del mondo”, famosa tela di Gustave Courbert esposta al museo d’Orsay. Il quadro è infatti al centro di uno scandalo che pone l’accento sugli aspetti puritani di Facebook, accusato di aver soppresso il profilo di un utente francese proprio a causa della famosa immagine. Argomenti che fanno discutere e al tempo stesso animano ulteriormente gli scambi nelle community che li rimbalzano, in un circolo virtuoso o vizioso, a seconda dei punti di vista.

Da | louvre.fr/reseaux-sociaux

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