Potrà mai il collezionismo fotografico eclissare quello delle altre opere d’arte?

Il mercato del collezionismo fotografico pare stia dando filo da torcere a quello di opere di altro genere. “E’ certamente così”, secondo Ian Jeffry, storico dell’arte, scrittore e autore di The Photobook, “tutto sarebbe iniziato negli anni settanta e ottanta”, ci racconta “quando i fotografi che orbitavano attorno all’agenzia fotografica Magnum, iniziarono ad attrarre i giovani collezionisti.”

Nell’arco di circa trent’anni, l’attrazione verso il medium è cresciuta in modo esponenziale, e se valutiamo alcune aree di mercato, la fotografia sembra aver soppiantato il collezionismo di grandi opere d’arte quali la scultura e la pittura, che il più delle volte hanno costi di gestione e mantenimento molto elevati. Il collezionista, infatti, deve normalmente garantirsi un luogo per il deposito e la conservazione dell’opera che rispettino standard adeguati. Al contrario, la fotografia risulta accessibile anche al piccolo collezionista, il quale potrà facilmente archiviare le opere fotografiche della sua collezione a costi contenuti. D’altra parte, le criticità legate a questa nuova tendenza sono rappresentate da un timore diffuso di riproducibilità indebita dell’opera stessa. Da qui l’incertezza del giovane collezionista relativa alla minaccia di decremento di valore del proprio investimento. Per questo motivo molti compratori sembrano voler rimanere saggiamente fedeli all’acquisto di opere d’arte che possano garantire il mantenimento della loro unicità, non volendosi assumere il rischio di acquisire opere facilmente riproducibili.

Le fotografie inoltre, e le stampe a colori soprattutto, a causa della tendenza a deteriorarsi facilmente, tendono a essere considerate un acquisto incauto. Nonostante ciò, esiste un crescente interesse verso il collezionismo fotografico, riscontrabile nell’aumento delle fiere ad esso dedicate quali Photo50, Photo London le quali, a fianco delle altre fiere internazionali, si impongono sul mercato dell’arte proponendo una programmazione giovane e creativa. Ma allora perché, se questo è vero, alla fotografia viene sempre dedicata una sezione propria quando tutti i più importanti indicatori di mercato la dimostrano essere ben assimilata alla scena dell’arte contemporanea? Secondo Brandel Estes, vicedirettrice del Dipartimento di Fotografia di Sotheby’s e presidentessa della sezione contemporanea della Photographer’s Gallery, la fotografia come opera da collezione è richiesta da un mercato giovane, a cui risulta molto attraente per la natura stessa del mezzo quale strumento popolare, accessibile e comprensibile ai più. Quasi ogni galleria presente sul mercato include nelle propria offerta opere fotografiche, le quali sono sempre più presenti e quotate anche in asta, fino ad aver raggiunto lo status di investimento significativo per un collezionista. Nonostante ciò, sembra essere ancora opinione comune che collezionare fotografie sia un’impresa complessa e rischiosa rispetto al collezionismo di altre tipologie d’opera.

Cover: “Henri Cartier-Bresson exhibition Milano” di Maurizio Zanetti via Flickr – Con licenza CC BY 2.0, Wikimedia Commons

 

Francesca Marcaccio

 

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