l titolo della mostra si rifà al progetto portato avanti da Caterina Pecchioli (Firenze, 1978) dal 2010 Sedeo ergo sum.

Al cogito cartesiano, si sostituisce l’indicativo presente di un verbo di stato. Più del pensiero, può l’atteggiamento. Come a dire che sono la posizione che scegliamo e il modo che assumiamo che ci determina, al di là di ciò che pensiamo e congetturiamo.
L’esposizione vuole aprire una riflessione sull’oggetto “sedia” nell’arte, ponendo attenzione ai suoi aspetti storici, relazionali e sociali. Introdotta a metà del Quattrocento in seno agli ambienti ecclesiastici e aristocratici, per distinguere il valore del singolo rispetto alla collettività, la sedia si fa viepiù espressione di un sé sociale individualista. Forma, materiali, dimensioni raccontano i diversi io, come appartenenza sociale, preferenze stilistiche e contesti vissuti. La posizione assunta inoltre manifesta una percezione del sé e dell’altro in termini di rapporto e potere. Mai come ora la sedia è oggetto che occupa e contraddistingue la nostra quotidianità. Di fronte ai nostri schermi, non c’è altra via. Nell’epoca del Web 2.0., il 3.0. del titolo traccia la proiezione verso un modo di sedere 3.0., per un recupero del dialogo, dello scambio, per la costruzione di nuovi obiettivi seduti insieme.
La mostra presenta il lavoro di altri due artisti Naoya Takahara (Ehime, Giappone, 1954) e Subodh Kerkar (Goa, India, 1965) espandendo la riflessione sull’oggetto “sedia” a livello geografico, offrendo spunti di analisi originali, frutto di due preziose eredità culturali di provenienza asiatica.

Progetto a cura di Abbiatici_Levy