Siamo abituati ad avere i nostri cellulari perennemente in funzione, le mani incollate ai tablet e il computer sempre acceso.

Costantemente impegnati a condividere quello che viviamo, ci sentiamo isolati se non siamo circondati da dispositivi che non abbiamo idea di come progettare o riparare.
La potenza narrativa della tecnologia contemporanea è certamente un grande risultato ma, come tutte le conquiste più significative, implica una riflessione. In questo caso specifico essa risiede negli intervalli tra quello che percepiamo come virtuale, il nostro sé idealizzato e la realtà dell’esperienza.
L’atto di comunicare con le persone senza l’uso del corpo, come internet ci consente di fare, è un modo attraverso cui possiamo riflettere noi stessi nel mondo. Ma quali sono le connessioni fisiche che permangono tra i nostri corpi e il mondo che viviamo?

Buongiorno Signor Courbet, la mostra personale di Simon Dybbroe Møller alla Galleria Francesca Minini di Milano, esplora quello che resta della corporeità e dei desideri “predigitali”, come definiti dall’artista, all’interno dello spazio del vissuto quotidiano e, attraverso l’utilizzo della metafora, riflette su ciò che ci fa sentire reali.
Apre la mostra l’opera che ne racchiude il titolo, mentre la stanza principale è dominata da un muretto di mattoncini a vista. Ridisegnando i confini della galleria, da un lato l’artista invita i visitatori a fare esperienza dello spazio attraverso i suoi limiti fisici, dall’altro ci racconta del modo in cui ci rapportiamo all’idea di bene immobile.

'Buongiorno Signor Courbet' Simon Dybbroe Møller at Francesca Minini Gallery, Milan

Simon Dybbroe Møller, ‘Buongiorno Signor Courbet’ at Francesca Minini Gallery, Milan

Il significato che attribuiamo a ciò che ci circonda è il risultato di una valutazione condivisa, un tipo di conoscenza che reinventa sé stessa in rapporto all’evolversi di circostanze socio-economiche e culturali. Anche un muro di mattoni a vista viene interpretato in maniera differente nel corso del tempo. In un passato non troppo lontano sarebbe stato identificato con connotazioni di natura politica. Quello che invece tende a evocare nell’immaginario collettivo dello storico contemporaneo è un’idea per certi versi di liberalismo e pertanto viene filtrato attraverso le personali esperienze di vita di chiunque lo guardi.

Il ritratto di un ragazzo che fuma una sigaretta si staglia sul muro. Sul lato opposto una bici blu e gialla che riporta la scritta ‘Ken Burns’, contribuisce a evocare un’idea di ambiente urbano. Potrebbe facilmente essere il loft newyorkese di un artista.
Infine, una serie di divisori per orinatoi Duravit trovati in bagni per uomini emerge dalle pareti della galleria. Anche questi ‘schermi della vergogna’ partecipano alla nostra esistenza; dopo tutto ‘la ceramica è quello che sopravvive di una civiltà’, come l’artista stesso afferma.

Marialuisa Pastò

‘Buongiorno Signor Courbet’
Simon Dybbroe Møller
Francesca Minini, Milano
Fino al 31 luglio 2015

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