“La cultura è tornata ad essere una risorsa per il nostro Paese. La tendenza in corso è inequivocabile e, per parte nostra, deve essere rafforzata con politiche e iniziative adeguate”. Lo annuncia il presidente di Federculture Andrea Cacellato alla presentazione del 12° Rapporto Annuale Federculture, “Impresa Cultura. Creatività, partecipazione, competitività”
Il 19 ottobre sono stati presentati dati confortanti presso l’Auditorium della Fondazione Maxxi alla presenza del Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, uno scenario che offre un’iniezione di ottimismo dopo anni di sconforto e di esterofilia dilagante.
Secondo il rapporto, nel 2015 la spesa delle famiglie per cultura, spettacoli e altre attività correlate è cresciuta del 3,8% rispetto all’anno precedente e del 6% rispetto al 2013, per un totale di 67,8 miliardi di euro. In due anni la spesa in cultura è aumentata di 4 miliardi, e ne ha giovato tutto il comparto: i siti archeologici hanno avuto un incremento dell’8% i musei del 7%, e la grande sorpresa riguarda i teatri che hanno beneficiato di un aumento del 4% dopo anni di sofferenza. L’apporto più consistente arriva dai più giovani, ad esempio la fascia di età 15-17 anni ha registrato un aumento delle presenze del 16,6% nei teatri e nei musei del 10,24. Con buona pace di chi sostiene che i giovani di oggi siano appiattiti su modelli culturali vacui.
Gli ingredienti per il miglioramento sono tutti quelli che si auspicava venissero messi in atto da tempo: un incremento delle risorse economiche a disposizione delle istituzioni, assunzione operatori preparati, maggiore autonomia operativa ai musei, maggiore rilevanza esercitata nell’agenda del Paese e dal ruolo strategico stabilito nelle politiche per lo sviluppo economico e sociale, e nuovo protagonismo nell’agenda del Paese.
L’unico dato allarmante è la percentuale di italiani che si astiene completamente da qualsiasi forma di consumo culturale: il 18%, un numero che, seppur in miglioramento del 4% sul 2014, rimane ancora troppo alto rispetto alla media europea.
Per migliorare la situazione e ottenere risultati ancora maggiori Federculture ha individuato alcune questioni centrali su cui lavorare e ha avanzato alcune proposte, tra le quali l’allargamento dell’Art bonus – un credito d’imposta per gli investimenti nella cultura e nello spettacolo – ai soggetti privati in aggiunta a quelli pubblici; la detraibilità delle spese culturali a favore delle famiglie per la frequentazione di musei, teatri, concerti e per l’acquisto di libri; applicazione dell’Art Bonus anche alla popolazione più giovane e a quella più anziana che, dato l’allungamento dell’aspettativa di vita, potrebbe rappresentare una risorsa importante per l’innovazione culturale; assecondare i processi di autonomia delle fondazioni culturali e di eventuali percorsi di privatizzazione; prevedere l’«eccezione culturale» per le norme che più direttamente influiscono sulla gestione e l’operatività delle aziende della cultura (come nel caso del nuovo Codice degli Appalti, o della spending review), al fine di approdare ad una disciplina specifica per l’«Impresa culturale» che tenga conto delle peculiarità di questo settore, così come è stato fatto per la composizione dei Consigli di Amministrazione delle Istituzioni culturali, al fine di stimolare la partecipazione di soggetti privati accanto ai rappresentanti delle Istituzioni pubbliche.
Fonte: www.federculture.it
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